"CONTE a Tuttosport: "Questa Juve può stupire. Punto su giovani sconosciuti e affamati. Insegno a vincere. Perdere è come morire"
Il tecnico bianconero: "Non potevamo arrivare a campioni da 40 milioni. Estigarribia, Elia, Giaccherini daranno sempre l'anima. Pirlo adatto al mio gioco? La risposta l'ha data il campo. Tornerò all'Old Trafford e al Bernabeu"
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Il tecnico bianconero: "Non potevamo arrivare a campioni da 40 milioni. Estigarribia, Elia, Giaccherini daranno sempre l'anima. Pirlo adatto al mio gioco? La risposta l'ha data il campo. Tornerò all'Old Trafford e al Bernabeu"
In una lunghissima intervista rilasciata al collega del quotidiano torinese Tuttosport, Guido Vaciago, il nuovo allenatore della Juventus Antonio Conte traccia un bilancio del mercato bianconero e fa il punto sulla sua squadra ad una settimana dall'inizio del campionato. Ecco i passaggi più significativi:
IL MERCATO - "Un voto al mercato? L’unico voto che conta è quello che darà il campo. Inutile che commenti adesso: non servono altre parole, contano i gol. Quello che si può dire è che è stato un mercato difficile per tutti, fotografia di un momento critico del calcio italiano: i campioni vanno via e non si riesce a ricomprarli. Questo vale per tutti, non solo per la Juventus. Nessuno può permettersi di spendere 30/40 milioni: non sono arrivati Ibrahimovic, non sono arrivati Messi... Anzi, sono andati via Eto’o e altri giocatori importanti. La Juve ha investito e comprato tanto? Abbiamo operato nel modo in cui era giusto operare per la Juventus, che significa costruire il presente guardando al futuro. Per esempio abbiamo chiuso operazioni con giocatori giovani ma nazionali, come Elia che ha 24 anni e costa il giusto, anche sotto il profilo dell’ingaggio. Abbiamo puntato tutto sulla voglia di ragazzi come Giaccherini o come Estigarribia che hanno tanta fame, non hanno mai calcato palcoscenici importanti e da questo punto di vista sono una sicurezza perché ci metteranno sempre l’anima. E' la filosofia di Lippi? E’ la filosofia dell’umiltà. Lo dico sempre ai ragazzi, ci vuole l’umiltà di una provinciale, quella cattiveria, quella corsa, quella bava alla bocca. Rosa da provinciale? In questo momento una società italiana non può permettersi di comprare un giocatore da 40 milioni. A livello economico non abbiamo la forza di offrire soldi ai club e ai campioni. I giocatori ce li comprano, non li compriamo...Come se ne esce? Con un bagno di umiltà che coinvolga tutti quanti e provando a percorrere altre strade. Non dobbiamo pensare di essere ancora i più bravi, perché Inghilterra e Spagna sono più avanti, inutile nasconderselo. E con lo scoprire valori trascurati, come la cultura del lavoro e di trovare il risultato attraverso il gioco. Perché la cultura del solo risultato non basta più: dobbiamo iniziare a pensare al cambiamento per inseguire gli altri. Guardate le prime uscite di coppa... Anche i tifosi devono capirlo. E' meglio avere una squadra che gioca a calcio e il risultato sarà una conseguenza. Perché viceversa, pensando solo al risultato, ti può andare bene una volta, due, tre, ma alla fine il trucco non funziona se non ci sono impianto di gioco e collettivo".
IL MERCATO - "Un voto al mercato? L’unico voto che conta è quello che darà il campo. Inutile che commenti adesso: non servono altre parole, contano i gol. Quello che si può dire è che è stato un mercato difficile per tutti, fotografia di un momento critico del calcio italiano: i campioni vanno via e non si riesce a ricomprarli. Questo vale per tutti, non solo per la Juventus. Nessuno può permettersi di spendere 30/40 milioni: non sono arrivati Ibrahimovic, non sono arrivati Messi... Anzi, sono andati via Eto’o e altri giocatori importanti. La Juve ha investito e comprato tanto? Abbiamo operato nel modo in cui era giusto operare per la Juventus, che significa costruire il presente guardando al futuro. Per esempio abbiamo chiuso operazioni con giocatori giovani ma nazionali, come Elia che ha 24 anni e costa il giusto, anche sotto il profilo dell’ingaggio. Abbiamo puntato tutto sulla voglia di ragazzi come Giaccherini o come Estigarribia che hanno tanta fame, non hanno mai calcato palcoscenici importanti e da questo punto di vista sono una sicurezza perché ci metteranno sempre l’anima. E' la filosofia di Lippi? E’ la filosofia dell’umiltà. Lo dico sempre ai ragazzi, ci vuole l’umiltà di una provinciale, quella cattiveria, quella corsa, quella bava alla bocca. Rosa da provinciale? In questo momento una società italiana non può permettersi di comprare un giocatore da 40 milioni. A livello economico non abbiamo la forza di offrire soldi ai club e ai campioni. I giocatori ce li comprano, non li compriamo...Come se ne esce? Con un bagno di umiltà che coinvolga tutti quanti e provando a percorrere altre strade. Non dobbiamo pensare di essere ancora i più bravi, perché Inghilterra e Spagna sono più avanti, inutile nasconderselo. E con lo scoprire valori trascurati, come la cultura del lavoro e di trovare il risultato attraverso il gioco. Perché la cultura del solo risultato non basta più: dobbiamo iniziare a pensare al cambiamento per inseguire gli altri. Guardate le prime uscite di coppa... Anche i tifosi devono capirlo. E' meglio avere una squadra che gioca a calcio e il risultato sarà una conseguenza. Perché viceversa, pensando solo al risultato, ti può andare bene una volta, due, tre, ma alla fine il trucco non funziona se non ci sono impianto di gioco e collettivo".
IL CONTE ALLENATORE - "Come mi definisco? Un grande lavoratore di campo. Io ho bisogno del campo, è il mio habitat naturale. E il mestiere di allenatore per me è totalizzante. Io maniacale? Quando uno ha un’idea di calcio cerco di proporla ed esserle fedele, soprattutto perché nel passato questa idea mi ha portato a conquistare due promozioni in serie B su quattro che ho disputato... Ma il campo rimane l’unica filosofia. E’ sul campo che cerco di convincere i giocatori a seguirmi. Dico loro: non eseguite quello che vi dico perché lo chiedo io, ma perché ci credete e se non siete convinti chiedetemi. Per me è fondamentale che loro mi chiedano. Quando e come studio queste idee? Soprattutto con il confronto con gli altri allenatori. In questi anni ho sempre cercato di seguire molto il lavoro dei colleghi e in particolare di quelli delle categorie inferiori. Mi hanno ispirato moltissimo gli allenatori dei dilettanti che non hanno la fortuna dei calciatori famosi di avere diretto accesso al corso di Coverciano e per arrivarci devono vincere campionati e allenare tra mille difficoltà: per emergere lì devi avere idee nuove. Perché di idee nuove ce ne sono sempre, non fidatevi di chi vi dice che nel calcio non si inventa nulla, lo dice perché è pigro e non vuole rotture di balle. Niente Barcellona? Ma no, ovviamente osservo tantissimo anche le squadre che vincono e che dominano come il Barcellona e il Manchester United. C’è sempre da imparare da chi vince".
LE ASPETTATIVE DEI TIFOSI - "Cosa si aspettano i tifosi della Juventus? Di ritrovare la Juve, la vera Juve. Si aspettano che la squadra torni competitiva, che trasmetta la sua juventinità durante le partite, si aspetta cattiveria, determinazione, grinta. Veniamo da due settimi posti e non sono stati frutto del caso. Una volta può capitare, due no: significa che non ci sono basi buone e sono da cambiare. Per questo la Juve ha cercato di operare in un certo modo sul mercato: rispettando da una parte il volere dell’allenatore, dall’altra il budget della società. C’è sempre stata piena sintonia fra allenatore, amministratore delegato e presidente, a differenza di quanto ho letto o sentito ogni tanto... Troppe volte ho sentito dire delle str...amberie! Tipo che non ho voluto Kaká o Pastore, giocatori che non possiamo permetterci!".
COMPITO DIFFICILISSIMO - "Se il fatto che non siano arrivati giocatori di quel calibro rende il mio compito più difficile? Non difficile, difficilissimo. Noi abbiamo bisogno di costruire un’ossatura molto forte e di integrarla di anno in anno con campioni determinanti. Questa è la strada per tornare a vincere sia a livello nazionale che internazionale. Quando chiedo pazienza è proprio per questo motivo, abbiamo bisogno di porre basi solide. Ci sono garanzie: come Agnelli che è juventino anche nel respirare, Marotta che ha ottime conoscenze e un allenatore come me che ha grande voglia, determinazione e una enorme juventinità".
"PIRLO ADATTO AL MIO GIOCO? IL CAMPO HA DATO LA RISPOSTA" - "Se Pirlo è adatto al mio gioco? Il campo e i fatti hanno già dato la risposta. Anzi l’ha data proprio Pirlo! Non dimentichiamoci che il Milan ha anche giocato con il famoso 4-2-fantasia e Pirlo era in coppia con Gattuso o Ambrosini. Ma anche nell’Italia di Lippi ai Mondiali, Pirlo ricopriva un ruolo analogo... Io posso dire che sono contento che Pirlo giochi per me e non contro di me: si è dimostrato campione in tutto, dentro e fuori dal campo".
"LA JUVENTUS E' UNA RESPONSABILITA'" - "La Juventus "Non è un peso, ma è una responsabilità e la sento. E’ questo che mi spinge a essere perfezionista su tutto, qualsiasi cosa. Abbiamo perso troppo tempo, ora non dobbiamo buttare neppure un minuto per costruire. Cosa posso portare alla Juve? Mi vengono in mente sms di ex giocatori che mi dicono: grazie per avermi insegnato a giocare per vincere. E’ la cosa più bella in assoluto e voglio portarla alla Juventus. Se si può insegnare a vincere? Certo. Si nasce vincenti? Tu puoi nascere con una predisposizione, ma vincere è una cultura, vincere è una strada che devi percorrere tutta e non finisce dall’oggi al domani, perché non esistono scorciatoie. Servono sacrifici, forza, determinazione: è una strada in salita ovviamente. Piena di arrabbiature e momenti non semplici, ma ti porta al godimento più totale che è la vittoria. Per me vincere è tutto, mentre perdere è morire... E’ una morte temporanea che mi dura due giorni, poi trovo la forza proprio nella sconfitta - per ripropormi in modo ancora più forte ed evitare altre sconfitte".
CAMPIONI DA TENERE D'OCCHIO - "Campioni da tenere d’occhio quest'anno? Speriamo i nostri. Investimenti come Estigarribia, che non è conosciutissimo, Giaccherini, e anche Elia non è famoso... Mi piacerebbe che a fine campionato facessero parlare di loro, come i giocatori che sono stati delle rivelazioni: significherebbe che avremmo fatto un buon lavoro tutti quanti".
IL NUOVO STADIO - "La società si è mossa in maniera grandiosa. E’ avanti a tutti, è al livello dei grandi club europei di cui parlavamo prima. La Juventus fuori dal campo è all’altezza delle big, ora dobbiamo essere noi in campo a colmare la distanza e lo stadio può essere uno stimolo in più. E’ ovvio che in questo momento a livello di scelte strategiche siamo più avanti che a livello calcistico. Giocare in uno stadio così porta adrenalina, forza, passione allo stato puro nei nostri calciatori e in me. E’ uno stadio che rispecchia gli stadi inglesi e a livello di tifo mi aspetto un salto di qualità da parte del pubblico. Io a loro dico che stiamo facendo il massimo per riportare la Juventus in alto, ma che ci vuole pazienza. Uno stadio può dare, ma può anche togliere. Qual è lo stadio più bello in cui ho giocato? Old Trafford e Bernabeu... Due stadi che vorrei tornare a frequentare da allenatore".
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